Spero abbiate letto il primo articolo sull’argomento. Con grande piacere ricevo da Franco Cavaziel un commento in email che riporto qui. Lui è un’autorità per il Bridge Mentale.


“L’articolo di Emilio, che ho letto su suggerimento della mia grande amica Donatella, è molto interessante, ed oltretutto raro nel suo genere. Dice senz’altro cose molto corrette. A mio parere, se posso aggiungere qualcosa, una buona associazione bridge dovrebbe fornire un buon sostegno psicologico anche prima della competizione. Molti giocatori non riescono a fare progressi sostanziali perché bloccati non certo da limiti di “intelligenza” ma da aspetti psichici. Spesso gli insegnanti, per quanto bravi, non vanno al di là delle nozioni tecniche mentre dovrebbero (e di certo potrebbero) andare incontro agli allievi sotto aspetti motivazionali e psicologici. Per quanto poi riguarda le situazioni in competizione il supporto deve essere fornito da qualcuno sia competente dal punto di vista tecnico che “attento” agli aspetti psichici. Non si può pensare che, anche se fornito di strumenti, il giocatore possa fare da solo. Avevo scritto in passato un articolo su Bridge d’Italia su questo tipo di assistenza ai giocatori, allievi ma anche esperti, che avevo chiamato “bridge counseling”

Resto ovviamente disponibile ad un confronto su questo argomento. Con cordiali saluti”.

Franco Caviezel

Qui sotto un articolo scritto in un bollettino di un campionato allievi del 2013. Ma vi accorgerete che non a qualsiasi livello quanto scritto si riflette nel bridge quotidiano anche di un agonista.

Concentrazione

 

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